La genuinità, ovvero l'identità con se stesse delle sostanze organiche

 

Immagini a confronto:     le differenze di specie


  • Ogni sostanza organica produce immagini di Dinamolisi Capillare caratteristiche, con una morfologia propria che  la distingue da tutte le altre e che è riproducibile entro un limite ristretto di variabilità. (vedi: riproducibilità). Questa potenzialità rappresenta il cuore stesso della tecnica e definisce il nostro concetto di "genuinità" : ogni sostanza somiglia a se stessa e non ad altre. 

  • Ogni particolare campione di una certa specie deve portare le caratteristiche morfologiche della stessa specie e non altre. Nelle immagini qui a fianco si possono notare le differenze radicali tra tutti gli elementi in cui le figure possono essere analizzate: impianto morfologico, profilo al confine mediano-inferiore, nuclei della zona mediana, espansione della zona superiore, "gesto", intensità dei tratti, gamma di colori ecc.. Più in particolare: il confine mediano-inferiore risulta piuttosto indistinto e nebuloso nella fig. 1 mentre è assai più netto, deciso e a grandi volute nella fig. 2; i nuclei della zona mediana - che è in tutte le dinamolisi la zona più importante e la prima da osservare poichè è in essa che si definisce il carattere distintivo specie-specifico - risultano del tutto opposti nelle due figure: a forma di ogiva piuttosto regolare, con la cuspide rivolta in basso nell'immagine del mosto (fig.  1) mentre nella figure dei fermenti (fig. 2) la forma è fortemente irregolare e la cuspide è rivolta verso l'alto. 


fig. 1
 - Dinamolisi capillare di mosto d'uva -


fig. 1/A  ----->    lo schema


fig. 2 
- Dinamolisi Cap. di Fermenti Lattici - 


fig. 2/A -----> lo schema

  • Gli stessi nuclei si protendono nella fascia superiore in entrambe le immagini ma risultano allungate a forma di fiamma, morbidamente rastremate in cima, nel caso del mosto (fig. 1) e invece a forma di tenda con evidenti spiegazzature e una sorta di blocco netto e improvviso nel caso dei fermenti lattici (fig. 2). Anche la frequenza di questi nuclei è evidentemente diversa: soltanto quattro (principali) nei fermenti, non meno di otto nel mosto. La zona superiore appare disegnata in modo considerevolmente più intenso ma anche più regolare e armonioso, con le propaggini provenienti dal basso che si dilatano e si aprono in grandi volute "tridimensionali" nella figura del mosto mentre nell'altra compare una sorta di separazione in due strati e due livelli, con una prima serie di volute che si pongono in primo piano, contorte alla base e subito sopra troppo "mollemente" distese, tanto da bloccarsi  metà della salita e, "dietro" di queste una seconda serie, più debolmente e vagamente definita, che raggiunge la sommità della figura come a fatica e sembra quasi voler ricadere. Nettissime infine le differenze nel baricentro delle immagini - decisamente alto, quasi al limite superiore nel caso del mosto, collocato al primo terzo inferiore quello dei fermenti - e nella colorazione, con la figura 1 carica di grigi, di tonalità di rosso intenso e accenni di viola e di blu mentre nella figura 2 predominano i toni di bruno e di giallo con accenni e sfumature rosa-violacee.

 

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